A…come Anita

 

Care A…miche vi scrivo,
da sempre io mi sono sentita donna emancipata, amante della natura,
e guerriera delle cause, giuste!
E adesso, mi attorciglio dal dolore per quello che sta accadendo.
I miei occhi si rifiutano di guardare,
le mie orecchie di sentire,
il mio cuore di pulsARE.

A…miche mie, cosa fate lì inermi?
Non pensate, non capite e non agite,
mentre la vita vi passa accanto,
lasciandovi l’amaro in bocca e il veleno, nelle vene.
Dov’è finito quel pezzo di cultura incentrata sulla sacra femminilità?
Sapete che la prima divinità adorata dall’umanità fu una Dea Madre?

La Dea era la natura, la vita, la terra, il cosmo, il cielo stellato, il sole.
Il suo potere era nelle pietre e nelle montagne, nel vento e nel fuoco, soprattutto nei canali e nei bacini, dove l’acqua era il suo sangue, che scorreva e trasportava ovunque, informazione e memoria.
E l’informazione era VERA!!!
Le colline erano il suo ventre, gravido.
La Dea era colei che dava le leggi e non poteva essere tradita o umiliata,
ma rispettata per continuare a nutrire, i suoi figli.

Gli esseri umani vivevano in sintonia con la natura, onorandone il rapporto,
e in risposta ricevevano una vita benedetta, nell’abbondanza.
Femmine, paladine di pace, unitevi!
Voi siete depositarie di quell’energia sacra e antica, della Dea Madre!
Unitevi, in un cerchio d’amore
per riportare equilibrio, armonia, sani ideali e giustizia sociale.

Svegliatevi da quel letargo, insulso
che vi ha spappolato corpo e cervello!
Non vedete che l’Italia sta morendo?
Aprite la porta della vostra coscienza,
e date valore a quel sangue sgorgato…
per donare, a tutti noi,
libertà, uguaglianza, dignità.

Care A…miche,
confido in voi e nella vostra femminilità, sacra.
Con stima,
Anita Garibaldi

tiziana bracci-rubrica: Capriole sull’albero

Scusa l’intrusa, Janette!

 

André Dupont, era un brillante scrittore. Quel sabato si era alzato tardi.
Visto che la moglie non era in casa, le aveva lasciato un video messaggio.
Ormai, era diventata una consuetudine comunicare, attraverso la grande scatola, appesa alla parete del caminetto, in salotto.
– Janette, sto partendo per Cap Ferrat. Devo lavorare al mio libro,
in assoluto silenzio. Vado allo chalet, e mi fermerò lì per tutto lo weekend.
La casa editrice mi ha sollecitato la consegna del manoscritto, per l’inizio della settimana. Bacio te, la piccola Cloé e la cucciolotta Belle.
Ci vediamo lunedì.
Ah! dimenticavo, per non perdere la concentrazione, mi isolo completamente e stacco il cellulare.-
Janette rientrata, carica di pacchi, dalla spesa, aveva sistemato velocemente  tutto, suddividendo fra dispensa, e frigo.
Cloé  si lamentava e Belle guaiva. Entrambe, avevano fame.
In un attimo misi a tavola la bambina, e versai nella ciotola, i croccantini per la pelosetta. Poi guardai l’orologio, e mi chiesi – Perché André tarda così tanto?- Presi il telecomando, accesi la TV, e vidi lampeggiare l’icona dei messaggi. Aprii,  lessi, e restai di ghiaccio.
Erano le due del pomeriggio. In un battibaleno, misi tre cose in croce,
in valigia, raccolsi Cloé e Belle, e partimmo  alla volta, di Cap Ferrat.
Da Nizza, sarei arrivata in 26 minuti, se non trovavo traffico.
– Sono sicura,  André apprezzerà molto, la mia sorpresa.- Pensai, fra me.
Lasciai la macchina fuori dal cancello, per dare un tocco di suspanse,  all’improvvisata.
Non suonai, avevo le chiavi. In giardino André stava preparando un magnifico BBQ, aiutato da Nicole, la segretaria.
– Ma che bel quadretto,  appetitoso!!!-
Sparai, tutta d’un fiato, quando me li trovai davanti.
– Sai André, non ho pranzato. Ti va di servirmi, un piatto delle golosità che stai preparando?
Guarda, mi siedo qui, su questa seggiola di legno, celeste, e aspetto.-
Cloé  sulle ginocchia della madre, con il lecca-lecca in mano, osservava divertita,  senza capire bene, quello che stava succedendo.
Belle, in posizione di cuccia, si godeva l’odorino sparso in aria,
nella speranza che le arrivasse anche qualche bocconcino, da sgranocchiare.
Poi, Janette, rivolgendosi a Nicole, sputò.
– E tu cosa fai qui, la musa ispiratrice?- Lei rossa come  il gambero che stava arrostendo, sulla brace,  fu presa da tremore, e lasciò cadere il vassoio, dei condimenti, che teneva fra le mani.
Andrè, per cercar di rattoppare la situazione, proruppe in modo poco convincente.
– Scusa l’intrusa, Janette!
Ma Nicole è stata una sorpresa, anche per me.
Si è offerta di aiutarmi, e non ho saputo dire di no!
– Chi la fa, l’aspetti!!!- Ringhiò Janette, fiera di aver mandato all’aria
gli intriganti piani di André, e dell’intrusa.

tiziana bracci rubrica: Capriole sull’albero

La Seminatrice d’amore

 

Visto che la parigina,
ha uno stile impostato, ecco la nuova proposta,  chic ” Bon Ton “.
Lei non è una fata, ma spalma magia.
Non è una pazza, ma impasta fantasia.
Non è una esaltata ma respira, sana follia.
Non è una qualunque. Lei è la fashion designer, Lisette Etoile.
La chiamano seminatrice d’amore, ha viso carino, occhi azzurri, bocca carnosa e nasino all’insù.
I capelli biondi e lunghi ricadono morbidi, sulle spalle.
L’abitino rosa Schiaparelli, disegna un gioco di lunghezze, e si sbizzarrisce nel divertente strascico a balze, di seta frusciante.
Ma il tocco personale si esprime negli accessori:
la ” LOVE ” shopping bag con l’irrinunciabile tronchetto, animalier.
Per completare il look entra in scena il simpatico chiodo nero, diventato ormai una seconda pelle.
Il segreto dello stile è sentirsi a proprio agio, nei vestiti.
Lei, così abbigliata,  ama girar per le vie di Parigi.
Lisette Etoile è una stilsta a la page, e come tutti gli stilisti, attinge ispirazione dalla strada, e recita il suo personale ruolo di ” Seminatrice d’amore “.
Tenetevi pronte al colpo di fulmine!

tiziana bracci – rubrica: Capriole sull’albero

 

 

 

La pompe a bonbons

 

Il mio futuro è a colori. E non potrebbe essere altrimenti per una color designer che trascorre le giornate circondata da centinaia di nuance.
Sono Charlotte Martin, reginetta del make up, nata a Parigi ma cittadina del mondo. Interpreto le tendenze per una importante azienda francese,  e le traduco in make up. Dal fondotinta al blush, dal rossetto al gloss, all’ombretto.
Ogni collezione nasce sulla mia scrivania e si sviluppa poi, nei laboratori.
La sede di lavoro è Parigi ma sono spesso  in giro per captare le diverse culture, annusare i cambiamenti attraverso gli input di street style, e giocare d’anticipo sul lancio di nuove tendenze. Sono sempre di corsa.
Provo tutto ciò che mi capita sottomano, anche i prodotti più strani.
E i miei appunti di viaggio, diventano collezioni.
Ma il vero cambiamento ci sarà  questo autunno con texture  particolari.
A Parigi nascono i make up, in laboratorio si testano le nuove formule,
ma le ispirazioni arrivano dall’Oriente. E Singapore è la città che offre sempre sorprese. Sono rientrata dal mio giro, Giappone, India, Russia e mi sono imposta una dieta, rigorosissima. In giro mangio in modo, sregolato.
Sono appena al terzo giorno. Il vuoto nello stomaco si fa sentire, molto.
Sogno baguette farcite, quiche  lorraine e ogni tipo di gateaux.
Cerco di pensare ad altro, per distrarmi dai pizzichi di rumorosi languorini.
Sto guidando,  la macchina segna la riserva.
Decido di fermarmi alla prossima stazione, di servizio.
E cosa trovo davanti a me… all’improvviso?
” La pompe a bonbons “. Sogno o è un miraggio?
Io mi butto!!!
Buona Vita

tiziana bracci – rubrica: Capriole sull’albero

 

E facevan le fusa…sui tetti di ardesia

Sospiri, respiri, amori persi di vista, facevan le fusa…sui tetti d’ardesia.
E ancora languori, desideri inconsci e sogni repressi dipinti sul volto,
magari trasportati lontano, da un vento maestro.
Un cuore rosso fiamma, volteggiava nel cielo, appeso a un filo.
La gattina Gegè teneva molto a quel palloncino.
Era un richiamo d’ amore per il suo Grenoble.
L’instancabile gattina nella speranza di veder apparire l’amato, dal tetto vicino,  ogni giorno, si posizionava nel suo posto di guardiola.
E si metteva in attesa. Ma ahimé, Il gatto Grenoble si era trasferito con la sua padroncina nel quarto arrondissement. E lui, a malincuore, aveva seguito quel destino. Una poppy love immersa di tenerezza e vestita di speranza.
Quella mattina l’umido si intrufolava nelle narici, senza pietà.
Parigi si era svegliata in ritardo, velata da una leggera foschia.
Nadine aprendo la finestra, era stata investita dall’aria pungente e dai forti profumi che salgono dopo la pioggia: quello di asfalto bagnato mischiato all’odore di muschio proveniente dai giardini, vicini.
Il pigiama leggero, la fece trasalire, e brividi di pelle d’oca scivolarono veloci sulle gambe, nude. Stava per prendere uno scialle nell’intento di coprirsi,
ma fu bloccata da uno squillo di telefono. La sorpresa inaspettata la fece sorridere. Apprezzò l’audacia mattiniera, di Pierre.
Lui era riapparso, improvvisamente, dopo anni di assenza.
Si erano incontrati la sera prima,  per caso… ma forse non era un caso,
a quel tavolo de La Coupole, nella fantastica Montparnasse.
Una cena galeotta progettata da amici, comuni.
E loro si erano piacevolmente ritrovati, fra i trionfali vassoi di ostriche e gamberoni sommersi, nel ghiaccio.
Quel simpatico vis a vis,  riaccese la fiammella.
Lui, era un ingegnere minerario, e si era trasferito per lavoro, in Costa d’Avorio. Lei non era pronta, a seguirlo. Rimase a Parigi curando i suoi animali.
Era veterinaria, per passione.
Entrambi decisero di non mantenere contatti.
Si erano persi di vista, ma quella sera l’incontro si tinse di magia.
Sguardi intensi e significativi, parole importanti, e un fil rouge che si dipanava per tessere una nuova trama, solida, resistente.
Una storia spezzata che chiedeva di decollare più forte di prima,
e la partenza era immediata.
Furono fusa d’amore… su quel tetto d’ardesia.
Anche Gegè, finalmente, ritrovò l’ adorato Grenoble.
Avendo il gatto smesso di mangiare, fu contattata  Nadine.
E lei propose la sua ricetta: far vivere insieme Gegè e Grenoble.

tiziana bracci-rubrica: Capriole sull’albero

” MADONNE seNza TEMPO “

L’ articolo di oggi è dedicato a lei: Giovanna Nardone.
L’artista nasce a Cassino in provincia di Frosinone, studia all’Università di Pisa, si sposta per lavoro prima a Madrid, poi a Monaco, e successivamente a Norimberga. Oggi vive in Liguria, nella provincia di La Spezia.
Figlia d’arte perché, di generazione in generazione, il ramo femminile della famiglia, in qualche momento della vita porta alla luce il talento della pittura.
Dopo un corso esplorativo ” sul mondo della donna “,  tenuto dalla dottoressa Paola Leonardi, nasce in lei la voglia di fare ricerca, e orienta il suo interesse sulla letteratura romantica e femminile.
L’artista così ispirata inizia il proprio percorso.
Sbocciano le sue ” Madonne seNza Tempo “, donne dall’allure aristocratico e fiabesco che raccontano il mix equilibrato fra genialità, fantasia, creatività.
Sono volti di donne che rispettano la propria unicità, magari con desideri inconsci così frequentemente repressi negli ambienti sociali, della realtà quotidiana.
Giovanna, per le sue opere, utilizza una vasta gamma di tecniche:
fotografia, pittura, tessuti preziosi e…un piccolo segreto.
Tutto l’insieme contribuisce ad incarnare lo spirito profondo di questo universo femminile, mutevole e misterioso.
Un talento senz’altro da indagare, quello di Giovanna Nardone, non è poca cosa custodire nell’anima un dono che si traduce in una sorta di riscrittura personale della storia, di ogni donna che dipinge.
Lei ad ogni Madonna, regala un colore. E’ quello che vede aleggiare, abitare, respirare intorno all’immagine che lei ritrae, ed è il colore che la identifica.

 tiziana bracci-rubrica: Capriole sull’albero

Dear IRIS you are awesome

E arriva LEI, icona di stile e ” Bibbia della moda “.
Sì proprio LEI… la straordinaria  Iris Apfel.
LEI è la donna che piace maledettamente, la donna che non ha bisogno di petizioni per affermarsi, che non ha bisogno di leggi per consacrarsi, che non si imbatte in  rivoluzioni estetiche perché  non teme i segni, del tempo.
LEI  che fa tutto per puro piacere, LEI  che mostra la faccetta stupita come fanno i bambini, LEI  che sembra nata per allietare il mondo, LEI che gioca con i  tessuti e con i colori,  coperta di tanto e scoperta di niente.
LEI è  semplicemente ” Madame Iris “, le sue scelte stravaganti  la incoronano emblema di originalità.  E la moda l’ha scelta.
Solo una donna emancipata come LEI sa raccontare, nella cristallizzazione di uno scatto, come il corpo agisca con un’interezza. Ogni parte è connessa all’altra e tutte comunicano fluidamente, ognuna attraverso le altre.
Non si può dunque conoscere una parte senza riconoscerne la relazione profonda con ogni altra. Vale per il corpo e anche per la mente.
E vale per l’anima.
Un buon osservatore non trascura il tesoro che si cela nei suoi occhi,
ricchezza di sentimento, amorevoli emozioni, nobili esperienze di vita.
Giovani signore rampanti che cercano nell’arte il loro quarto d’ora di notorietà, nell’intento di crearsi una identità,  osano scimmiottarla con collane super eccessive ed occhiali sgargianti, dalle forme più improponibili.
Il risultato? Sembrano solo brutte copie della vera regina, dell’arte.
Ben arrivata Madame Iris Apfel, risuscitatrice di uno stile che veste il palcoscenico VITA,  con un insolito mood carico di brio e di fascinosa magia.
Luchino Visconti diceva, a ragione: ” il difficile di una regia è mettere in scena “.
Mi inchino ad Iris, LEI ci riesce divinamente.
Le sue divertenti  interpretazioni danno spazio agli accessori e lasciano puntare su di essi, i riflettori. LEI, con i suoi cento anni festeggiati il 29 agosto, riempie le immagini di genio, tanto da non farci avvertire nostalgie o rimpianti
per giovanissime top model.
Iris è  la ” sciura “, acculturata e birichina che, con ammirevole simpatia,
ha portato l’estro in passerella. L’ha fatto elegantemente e con una libertà  che  solo una imprenditrice, viaggiatrice, osservatrice, estimatrice del bello come LEI,  poteva permettersi, aggiungendo qua e là, tocchi di bizzarra creatività.
Dear Iris,
tu sei straordinaria.

 

tiziana bracci – rubrica: Capriole sull’albero

APE…RICENA

E gli occhi strabuzzati delle amiche si illuminarono di colori come fossero piume di pappagallo, quando Betta uscì con la sua proposta.
– Sono cinque anni che coltivo il sogno di portare in Italia l’alta qualità della vita  floridiana, far conoscere quei geniali percorsi maemiani, annaffiati di cultura e mixati con trionfali  Ape…ricena -. Tuonò Betta, soddisfatta.
– Siii… perché dovete sapere che a Miami il cocktail incontra l’opera d’arte,
racconta l’arte, comunica l’arte, dialoga con l’arte per nutrire corpo e spirito
di tanta bellezza -.
Lei trovava stupende quelle contaminazioni conviviali di energia,
fra arte,  cibo, vino,  e una punta di sana follia.
Semplici gesti per rieducare pensiero, anima e corpo a ritrovare quei giusti spazi di vita, salutare.
– Blaise Pascal diceva ” tutta la nostra dignità consiste nel PENSIERO, è con questo che dobbiamo nobilitarci… Lavoriamo dunque per pensare BENE “.
Il successo di un’idea non  si misura in base al denaro, all’istruzione o alla famiglia d’origine, ma in base alla taglia del tuo pensiero.
E allora? Ciak si gira… azione -!!!
Affermò Betta, sempre più decisa a mettere in pratica il progetto.
Le amiche, sgarzuline,  accarezzarono con gli occhi quella illuminazione, riconoscendo che Betta aveva la missione di  richiamare bellezza, luce, amore,
che nell’arte vivono.
Anche il suo corpo sembrava emanare un messaggio, dell’Universo:
” Sei qui in nome dell’Amore  e sei qui per condividerlo con le persone che metto sul tuo cammino “.
Gli incontri, hanno una voce, hanno un’energia, hanno un compito, e magari quello di alleggerire il cuore e far espandere l’anima.
E il corpo sa. Prima della mente. Il corpo sente.
E’ proprio lì,  in quegli incontri che  trovi la verità.
E il corpo messaggero del cuore, lo sa.
E con Betta dedita alla sua amorevole missione, lasciamo che  la vita fluisca
in modo libero e senza ostacoli nelle atmosfere d’arte, di grazia, di bellezza, miscelate al buon nutrimento del corpo con saporosi  Ape…ricena, sfumati di giallo zafferano, verde pistacchio, rosso ciliegia, blu caviale, beige crosta di pane, oro chardonnay, bianco cheesecake, nero caffè.
Enjoy!!!

* Sono graditi gli animali

tiziana bracci-rubrica: Capriole sull’albero

L’ELEGANZA DEL BOCCIOLO, SPEZZATO

 

L’ELEGANZA DEL BOCCIOLO,  SPEZZATO

 

Sono 12 rose bianche con l’inconfondibile biglietto ” Love & Kiss “,
consegnate il 5 settembre 2016 alle ore 17.00, di un caldo pomeriggio di fine estate.
Emozionata, sovreccitata, commossa dall’inaspettata sorpresa, le adagio sul tavolo e saltellante di gioia corro a prendere un vaso.
Quando sollevo il mazzo per sistemarlo, un bocciolo si spezza.
Una fitta al cuore accompagna il mio gesto, con le mani faccio una conca d’amore per accogliere quel bocciolo separato dagli altri.
Lo voglio conservare in una delle scatole vuote che colleziono, penso amorevolmente. Prendo la più preziosa. La confezione di essenza
del Jean Patou è ancora generosa di profumo, adagio lì quel bocciolo
spezzato, integro di una propria eleganza nel recapitare il celato messaggio.
Ma io,  non avevo capito.
Quelle 12 rose bianche erano una promessa…
Ora nel mazzo mancava un bocciolo, e ugualmente le undici rose rimaste, mantenevano la dignità di una promessa.
Un vincolo d’amore incondizionato, eterno,  indissolubile.

Ma io, non avevo capito.
Non avevo capito il silenzio di quel bocciolo, spezzato.
L’ho capito quando te ne sei andato, inaspettatamente, un mese dopo.
La tua uscita di scena è stata improvvisa, repentina, frettolosa.
Una complicanza respiratoria, dopo un semplice intervento.
Così dissero i medici.
Oggi quel bocciolo spezzato è ancora  nella confezione gioiello del Jean Patou, vive lì e profuma di te.
Una rosa è sempre una rosa , che sia promessa lieta di matrimonio
o annuncio velato di qualcos’altro…
Si crede che la morte sia assenza, tu per me sei presenza intima,
costante, invisibile, segreta. E usi puntualmente simboli o persone come canali di comunicazione per raggiungermi, farmi sentire bella, riempirmi il cuore e la mente di luce,  di pienezza infinita. Il destino ha fatto il suo corso ma non ha mai diviso i nostri cuori, non c’è separazione fra vita e morte, fra bianco e nero,
fra luce e tenebre, fra giorno e notte. Tutto fa parte dell’uno.
Quando Marta mi ha chiamato, quel giovedì pomeriggio, era per un consiglio di lavoro. Eravamo entrambe sedute davanti al computer.
– Ascolta questa poesia – lei mi dice, mentre apre la pagina di Parole Note.
Alla prima frase si accorge che non è quella che vuole farmi sentire, sta per cambiare, d’impeto le blocco la mano e  mi lascio cullare dal suono di quelle parole:
” Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio,
non me ne divido mai
dove vado io, vieni anche tu mia amata,
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu.
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto di quanto l’anima spera
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio “.

Allora ho capito l’entropia di quel messaggio d’amore, tutto per me.
Vivo l’energia di un sentimento, libero, assoluto, indiscutibile con la consapevolezza di toccare l’amore che va oltre la vita terrena.
Tengo stretta sul cuore la certezza che l’amore incondizionato è la forza più potente dell’universo, e in virtù di ciò, siamo uniti ora come mai lo siamo stati prima. E questo ha solo un nome:  il nostro ” sposalizio nei cieli “, un decreto celeste, vivo, efficace come la parola di Dio Padre.
E l’eleganza di quel bocciolo, spezzato
la porto con me, non me ne separo mai.
E’ presenza, è vibrazione, è suono, è verità, è amore, è pienezza di vita.

Oggi 28 agosto è il giorno del tuo compleanno, gli auguri più belli  con la mia lettera d’amore.
Much love, Tizzie

 

tiziana bracci- rubrica: capriole sull’albero

Pensieri ambiziosi, Pensieri profetici, Pensieri di Luna

 

Nel Faust del Ghoete sta scritto: ” in principio era il Pensiero “; ma qualcosa già dice che non possiamo fermarci qui, e con un sorpasso in grande stile,  ci dilettiamo ad annunciare: ” in principio era l’Energia “; ma lo Spirito, saggiamente, si affretta a chiarire: ” in principio era l’Azione.
Che simpatico bisticcio di parole, potremmo dire.
In realtà, è la filosofia dei classici del pensiero libero, che tende  alla trasformazione del pensiero in azione.
Bisogna unire i puntini dell’esterno con l’interno, per raggiungere gli obiettivi.
Joseph Kennedy, per esempio, detto il Patriarca, era un eccellente stratega di pensiero; per ottenere il risultato impiegava energia sia fisica che mentale, e focalizzava l’idea per svilupparla al meglio.
– Che buona idea è, se  essa non trova applicazione nella vita, reale?
Sul pensiero si agisce con l’azione -. Diceva con fermezza.
Una  via maestra che lui conosceva bene.
Era dotato di una abilità  lungimirante che gli faceva vedere le cose prima degli altri. E le sue macchinazioni uscivano perfette.
La moglie Rose lo definiva l’architetto delle loro vite.
E niente poteva essere più lontano, dal vero.
Il primogenito dei loro nove figli, Joseph Patrick Jr, esperto aviatore, era stato designato dal padre a ricoprire la carica di Presidente degli States, purtroppo morì in circostanze non definite, durante la seconda guerra mondiale.
Joseph , il Patriarca, fece scivolare le sue ambizioni sul secondogenito.
Così John, dopo la morte del fratello, ereditò di diritto quelle aspettative.
Il padre bramava vedere un figlio alla Casa Bianca, e per la campagna elettorale del suo John,  si era speso con astute azioni di marketing,
tutte mosse mirate, studiate e centrate  come se dovesse  lanciare un nuovo prodotto sul mercato.
Nell’ambiente  già circolava la frase fatidica:
” Venderemo John, come scaglie di sapone “. Lui non trascurava proprie niente.
Anche Jaqueline Lee Bouvier entrò a far parte del piano per la corsa alla Presidenza. Lei si trovò ad intervistare quel giovane senatore rampante del Massachussets, come inviata speciale dello Washingthon Times Herald.
Finì subito nelle grazie di papà Kennedy, che la incoronò moglie ideale per la temeraria carriera, del figlio: bella, colta, intelligente, elegante, raffinata, con  charme e pedigree di tutto rispetto  per le sue origini francesi e nobili, da parte del padre. Era semplicemente perfetta nelle vesti di First Lady, d’America. Nessuno avrebbe dissuaso Joseph, il Patriarca.
La coppia si unì in matrimonio il 12 settembre 1953, a Rhode Island, e Jaqueline sposando John,  aveva sposato l’intero pacchetto del clan.
John, per un attimo pensò che l’eleganza francese della moglie potesse allontanarlo dagli elettori. Ma subito si ricrebbe. Amava andare incontro alla folla con Jaqueline, aveva capito che quando erano insieme, la gente si moltiplicava.
I giornalisti si interessavano a lei perché incarnava i desideri di molte donne, veniva presa a modello. La moglie aveva una missione pari alla sua.
Il 3 gennaio 1961 i Kennedy erano tutti riuniti nella villa di Ocean Boulevard a Palm Beach, per un ritratto di corte. Con una lunga serie di scatti e di pose si preparava la presentazione della famiglia presidenziale, in vista del
20 gennaio: giorno di entrata in carica di John Fitzgerald Kennedy,
alla Casa Bianca. Lui appariva rigido e nervoso, per l’emozione. Jaqueline leggermente di spalle, rispettosa dei ruoli politici del marito, si muoveva con grazia e teneva fra le braccia il piccolo John John, un mese e mezzo di vita.
I suoi occhietti, appiccicosi, si aprivano e si richiudevano per il fastidio dei riflettori. Caroline, quattro anni, era la protagonista assoluta di quello show, affascinata dal continuo lampeggio dei flash, correva dietro a quei bagliori sfuggenti alla presa, nel tentativo di acchiapparli.
Il Patriarca, gongolava  nel suo ambizioso abito, e si godeva il coronamento di un sogno vicino a mamma Rose con il resto della famiglia.
Il giorno successivo, uno dei più importanti quotidiani titolava così:
” ALL’INIZIO NON FU  IL VERBO, MA LA LUCE A CREARE IL VANGELO DEI KENNEDY IL NOME CHE HA SCOSSO DAL SONNO UNA NAZIONE INTORPIDITA “.
In quello stesso anno, il 25 maggio,  durante una sessione speciale del congresso, il neo Presidente riuscì a infervorare l’animo dei cittadini americani con un annuncio straordinario:
” IO CREDO CHE QUESTA NAZIONE RAGGIUNGERA’ IL SUO GOAL,
E PRIMA CHE QUESTA DECADE FINISCA,
UN UOMO CAMMINERA’ SULLA LUNA E FARA’ RITORNO SULLA TERRA “.
Le parole di quest’uomo, forse ispirate da divina saggezza,  risuoneranno di inusuale consapevolezza, un concentrato di pensieri mossi da un incredibile spessore profetico e da un profondo senso universale,
Il Goal fu brillantemente raggiunto, con la missione Apollo 11,  il 20 luglio 1969.
La NASA scelse Cap Canaveral, in Florida, per dare inizio ai programmi spaziali. Una scelta ragionata, non solo per la sicurezza dei lanci, ma anche per le dune della spiaggia di Vero Beach. Esse  assomigliavano  al suolo lunare, ed erano perfette per le esercitazioni degli astronauti.
L’Unione Sovietica era avanti nella conoscenza dei viaggi spaziali, ma Kennedy credeva che gli States avrebbero potuto colmare il divario.
Sei anni dopo la sua morte, le sue parole si concretizzarono.
Visitare Space Kennedy è da pelle d’oca. Attraversare la stessa passerella dove hanno camminato gli astronauti e assistere al lancio spaziale nella medesima sala che  ha guidato la missione Apollo 11, mozza il fiato.
Lì tutto è come allora: i macchinari, i suoni, le luci e il rombo dei motori spinti alla massima potenza per farci rivivere, oggi, le emozioni di un viaggio che ha cambiato il mondo.
A Cap Canaveral John Kennedy vive ancora. Lì c’è il pensiero di un uomo immortale che ha creduto, senza vedere. Il destino ha voluto che non fosse a festeggiare con i suoi, ma l’eredità che ha lasciato va oltre la vita.

” Le azioni degli uomini
sono la massima interpretazione
dei loro pensieri “. ( John LocKe )


tiziana bracci- rubrica: Capriole sull’albero
nel 52esimo anniversario della missione Apollo 11