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da Miami nonnaBLOGGER e la piumaROSA

IL TUBINO BLU
Vuoi conoscere la storia del mio tubino blu?
– Con molto piacere, disse Giulia.
Roma 1958.
Nel magnifico salone di casa Favero… c’erano i nomi più illustri della capitale, intervenuti ad uno dei tanti cocktails che la famiglia era solita dare.
Nobili, politici e musicisti si mischiavano agli artisti del cinema e ad altri personaggi che transitavano per Cinecittà.
Durante quel fastoso ricevimento, conobbi proprio una persona legata a quell’ambiente…un certo Signor Rodolfo Peluso.
Ci presentò un’amica comune. Era un bell’uomo pieno di fascino e di galanterie. Molto ben vestito…sfoggiava la sua loquacità da incantatore di serpenti.
Per un attimo ne fui attratta, poi, imbarazzata distolsi lo sguardo.
Lui parlava con altra gente ma i suoi occhi neri e profondi erano puntati su di me. L’intensità penetrante del suo sguardo… fece infuocare le mie guance.
Non riuscendo più a sostenerlo, chinai la testa timidamente e gli voltai le spalle.
Girandomi, scorsi la contessa Isabella Colonna Gottilega che si muoveva nella mia direzione,
fu la mia salvezza, le sorrisi e mi avvicinai per salutarla.
La contessina fu molto cara, conversammo a lungo e non mancò di apprezzare il mio abito da cocktail. Era stato molto fotografato dalle riviste di moda di allora, per eleganza ed originalità.
Il corpino aderentissimo sottolineava il punto vita, la gonna movimentata da pannelli rigonfi lungo i fianchi lasciava intravedere il pantalone stretto che terminava dieci centimetri sotto il ginocchio.

Quella sera, averlo indossato, mi fece riscuotere consensi utili all’incremento del mio lavoro.
Rodolfo, intanto, si dava un gran da fare per mettersi in mostra, una decina di donne faceva la ruota intorno a lui sforzandosi di sorridere alle sue battutine scialbe. Voleva rubare la scena a tutti i costi, ma io lo ignorai per tutta la serata.
La mia indifferenza lo incuriosì così tanto, che il giorno dopo me lo ritrovai nell’atelier con un fascio di fiori.
– Voglio conoscerti meglio disse, non sai cosa ho dovuto escogitare per avere il tuo indirizzo, ti prego non dirmi di no!
Mi colse di sorpresa, non volevo essere sgarbata con lui… ma la prima impressione fu quella di non fidarmi.
Mi ricordai di nonna Ida, della sua saggezza e della sua frase ricorrente:
una persona viene fuori con le lunghe distanze.
Ascolta la sensazione che ti arriva al cuore, quella è la verità.
Presi tempo e non risposi ai suoi insistenti inviti… poi mi lasciai risucchiare e direi travolgere. Quasi senza accorgermene entrai nel suo gioco.
Mi corteggiò moltissimo e bene…
Le mille attenzioni, i fiori, le cenette romantiche… mi fecero dimenticare quel primo segnale di allarme. Così insieme al successo feci entrare nella mia vita anche l’amore.Io volevo acchiapparlo e tenermelo ben stretto!
Ben ricordo quella cena davanti al fuoco scoppiettante del caminetto…quando, alla fine del dessert, tirò fuori da una elegante confezione l’anello di fidanzamento – Ivana, mi vuoi sposare? Mi disse guardandomi negli occhi.
Non stavo più nella pelle, ero al settimo cielo dalla felicità.
Dopo pochi mesi ci sposammo.
Appena dopo il matrimonio, Rodolfo attaccò il cappello.
I giorni insieme… portarono presto delusioni e sofferenze.
Lui aveva il vizio del gioco, delle donne e della bella vita.
Io, all’apice del successo, lavoravo molto. L’atelier mi impegnava fino a tardi e Rodolfo se la spassava con i miei soldi e con quelli di un’altra signora molto più grande di lui che, ultimamente, si era messo a frequentare.
Scoprire tutto e… entrare in un lutto profondo fu un attimo.
Distrutta e in cerca di uno spiraglio di luce… presi una matita e disegnai sul cartoncino un abito sobrio e senza fronzoli: un tubino blu.
Forse, quell’abito rigorosamente pulito, rappresentava lo stato d’animo del momento?
Mentre tracciavo quelle linee dritte e nette capii che lì non potevo più stare,
non era più il posto giusto.
Soprattutto non potevo tollerare la vista di quell’uomo senza dignità e senza valori. Il suo stile di vita mi faceva inorridire.
Solo dopo averlo sposato mi resi conto che non voleva neppure figli, con lui non c’era da costruire proprio niente.
Basta dissi, prima che lui riesca a sperperare ogni cosa, mi separo e vendo tutto. Vado altrove a leccarmi le ferite.
La saggia decisione, mi fruttò una buona vendita. Salvato il mio denaro, tornai dalla mia famiglia con l’amaro in bocca.
( fine 9a puntata )
Perle diBUONSENSO:
” la vita è dolore
accettalo ” (madre Teresa di Calcutta )
confidenze@dodolinatips.it
dalla North tower di Turnberry Isle
nonnaBLOGGER e le Scarpe del Papa

Ciao
a domani con la rubrica consapevolezza
Buona Vita
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