Ordinarono spaghetti all’astice e branzino al sale, stavano festeggiando il compleanno di Pupi, il marito di Dona. Lui era della vergine, uomo gentile, galante, generoso, geniale negli affari. Ogni anno amava riunire gli amici, quattro coppie, all’Approdo il ristorante pied dans l’eau di Baja Sardinia.
Cosa possono combinare quattro affiatate e inseparabili signore durante l’attesa? Settembre era appena iniziato, le vacanze stavano per finire e loro già facevano progetti per la prossima estate.
Dona era una ex attrice degli anni ’70, aveva lasciato la scena all’apice della carriera, per scelta. Proprio in quell’agosto era stata invitata come ospite d’onore a Venezia per la proiezione del suo film ” La cuccagna ” dove era protagonista insieme a Luigi Tenco. Questa donna bellissima, intelligente, viaggiatrice, amante degli animali, aveva lasciato la sua casa di Roma e si era stabilita in Sardegna. Viveva con il marito e una decina di cani, sulle colline di San Pantaleo. La chiamavano la B.B della costa Smeralda. Aveva una incredibile manualità creativa.
Giovi, invece era una stilista di Bologna che passava l’estate con figlie e marito nel bellissimo stazzu con vista, in mezzo agli ulivi, su un’altura vicino a Cala Bitta. Il gusto raffinato di lei era stato prezioso durante le operazioni di restauro, e ne era uscito fuori un vero capolavoro. Lì si facevano grandi feste per Ferragosto. Claretta si occupava di moda, era romana ma viveva a Napoli,
città del suo amato Massimo. Era amica della Dona fin da ragazzina ed insieme facevano parte dell’allegra brigata di Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Luciano Salce, Luciano De Crescenzo. Ogni anno passava l’estate in Sardegna, ospite dell’amica. Tizzie era una toscana innamorata delle idee in movimento, durante l’anno divideva il suo abitare fra Como, Miami e Porto Cervo, insieme al compagno. Eccelleva nella creatività ed era molto abile a creare attraenti spazi scenografici, si occupava di comunicazione fashionstyle.
Da giugno a settembre si trasferiva a Porto Cervo nell’appartamento di via del Ginepro, con l’amore della sua vita. Lui era un architetto navale e il lavoro lo teneva in Costa, tutta l’estate.
Lei lo affiancava e proponeva pregiata biancheria di arredamento, su misura e personalizzata, per barche e ville.
Estati da sogno dove nascevano anche divertenti progetti.
Quattro chiacchiere fra amiche, al tavolo di un ristorante, e un’idea vulcanica che sboccia.
– Perché non apriamo un negozietto a San Pantaleo? –
La deliziosa location era conosciuta come il paesino sardo con le tre cime di Lavaredo. Si sviluppava con una piazzetta centrale dove si affacciava la chiesa dedicata a San Pantaleo, un paio di bar e tante case terra tetto, in pietra, tutte attorno. Alcune di esse si erano trasformate in simpatici negozi di artigianato, altre rinfrescate con un lifting rispettoso della loro origine, erano diventate ambite case di vacanza. Il fascino di quella piccola realtà sarda richiamava artisti italiani e stranieri; ogni giovedì, giorno di mercato, salivano a San Pantaleo per esporre la propria arte: bijoux, scialli, vasellame, oggetti scolpiti in legno, fatti con i rami lasciati dal mare, sulle spiagge vicine.
Le quattro amiche erano state molto fortunate. In via della Maddalena avevano trovato una casetta con patio. Vi si accedeva salendo cinque gradini in pietra, e una ringhiera in ferro battuto, stracolma di gerani, ingentiliva il percorso.
Sulla tenda verde, a carrozza, si leggeva chiaro e nitido ” Quelle della Costa “.
Le signore con lo spirito di festose ragazzine, si dilettavano a mostrare: borse coloratissime, tutte pezzi unici, realizzate da Dona con il materiale dei tappetini da barca; caftani giocosi e camicie sgargianti, pitturate a mano, che svelavano l’originale taglio della stilista Giovi; scialli batik e sandali capresi indossati da una Claretta, disinvolta, che invitava le visitatrici all’acquisto ; infine la pregiata biancheria d’arredamento, curata in ogni dettaglio da Tizzie, che su richiesta del cliente, veniva impreziosita da personalizzazioni con monogramma o logo della barca.
Quattro donne, eclettiche, erano salite sul palcoscenico di quel paesino sardo, e in modo pittoresco avevano portato in scena una insolita freschezza di vita, tutti ingredienti d’amore, di puro divertimento, di risate infinite.
Gli applausi di quel successo inaspettato, nato, quasi per caso, in una sera di fine estate davanti a un piatto di spaghetti all’astice e branzino al sale, risuonano tuttora graditi e molto apprezzati.
Oggi ” Quelle della Costa ” non si trovano più a San Pantaleo, ma loro…
ancora se la ridono per la pazza e meravigliosa avventura, di qualche estate fa’.
Un elogio alla sana follia.
rubrica: capriole sull’albero
tiziana bracci
( storia vera )